Lab Rome’22 edition
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Martino Antocchi Italy Sculpture

Artwork title : Legàmi

Titolo: Legámi
Dimensioni: 210 X 5 X 50 cm
Materiali: argille miste, rame, canapa e base in legno.

Legàmi

È tutta una questione di concatenamento, un incentrarsi di nodi e snodi che danno origine e proseguimento alla derivazione; in altre parole: si deriva e si dà la possibilità che qualcuno o qualcosa derivi a sua volta. Che sia per un processo naturale o artificioso poco importa, giacché la causa e l’effetto intrinsechi dentro questo processo indissolubile tra spazio, tempo, persone e oggetti sono il perno che contrasta ciò che ci porterebbe a credere, scioccamente, che ogni cosa può vivere di per sé e di sé. Se è vero che l’arte ha una potenza di transitabilità, per come la definiva Jankélévitch, il linguaggio di un’arte ha la forza di svelare e illuminare il quotidiano e il nostro tempo, che non è altro che il tempo di chi guarda o ascolta.

L’arte crea, dunque, un legame non solo operistico ma anche esegetico. Un legame che attua l’essenza etimologica di ligare, creando per l’appunto un concatenamento che impedisca di sentirsi smarriti. 

Legàmi, vuole soffermarsi  dunque sull’importanza di essere legati a qualcosa o a qualcuno, quindi appartenenti e appartenuti, capaci ancora di instaurare una comunanza non soltanto verbale o ideologica ma anche visiva, concreta, giacché senza l’interazione non siamo e non possiamo essere niente di più che la solitudine di noi stessi.

Per costruire un legame serve tempo, impegno, pazienza.

Il legame è dunque un rito: un rituale è stato per l’artista legare i singoli pezzi affinchè il legame venisse consacrato e diventasse opera. E filo dopo filo, avvolgimento dopo stretta, l’artista fa dono di vicinanza a tutti coloro che fruiranno l’opera, un invito a partecipare del rito. Inteso come gesto, anche collettivo, che conserva memoria: un richiamo per le società contemporanee a mantenere viva una coscienza del proprio passato, rinforzando, al proprio interno, le reti di relazioni.

Il momento presente, la pandemia, espressione di un malessere del mondo e dello stare al mondo, ci ha intanto spinti a reinventarci e ritrovarci, a ripensare un modo nuovo di stare nell’altro e con l’altro, di riformulare il tempo dell’unione e dei legami.

La Terra, materia prima e medium, come anello di congiunzione o luogo fondamentale nel quale la vita può restare vita, lì dove ci sia rispetto del Pianeta, della Natura essa stessa fonte e di ciò che siamo come umanità. Che fa strada, che diventa Ponte, che trova passaggi capaci di ligare una costa all’altra, terre diverse e lontane, uno Stato ad un altro Stato e più la stretta del legame sarà forte, più ciò che unisce è sicuro e salvifico. “Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”, scriveva l’evangelista Matteo. Ed è allora che nella variazione di un accento, Legàmi può diventare un imperativo, una richiesta: Légami. Un termine che, inteso nell’accezione più positiva può esercitare il desiderio e la necessità di far parte del tutto, della moltitudine, di ciò che va costruito con la meticolosità propria dei rapporti veri.

Oggi dove non ci sono legami, c’è ferita, rottura e frattura, desolazione e macerie.

A quel filo che avvolge e stringe è dato il compito di riconnettere, cicatrizzare e ricongiungere, sanare e trasformare