Lab VENICE’24
Artists selections: March 26, 2024
simone miccichè Italy Installation

Artwork title : BLA BLA BLA

Nella serie “BLA BLA BLA” le parti testuali “BLA” e “Lorem Ipsum” sono utilizzate e ripe tute potenzialmente all’infinito con la volontà di sottolineare come quanto spesso il discorso attorno all’arte sia fatto proprio di inutili chiacchiere. Dagli artisti, ai critici, ai collezionisti, ai galleristi - tutti sembrano essere complici di un discorso ripetitivo e fatiscente sull’arte, soprattutto quella contemporanea, dove tutto è permesso e concesso senza alcuna apparente struttura critica. La serie “BLA BLA BLA" si compone di diversi pezzi: dai singoli colorati in maniera pop e smaltata - dal rosa al giallo all’azzurro, con tonalità piene, piatte, accese - ai quadrati bianchi monocromi “BLA BLA BLA”. Le forme utilizzate: dal quadrato al rettangolo incre mentano questo perpetuo reiterarsi nella costituzione dell’opera contemporanea. Repliche continue sul nulla, un discorso apparentemente nichilista ma quantomai attua le. Già le avanguardie e le neo avanguardie ci avevano deliziato, sedotto e interrogato sul da farsi dell’arte e del linguaggio, il concettuale su tutti - l’economia di materiali, l’utilizzo di lettere, alfabeti, parole, gli interventi minimi e l’ironia latente e tagliente. Perché utilizzare frasi poetiche o riflessioni filosofiche quando tuto può ridursi a un “Lorem Ipsum” kitsch, dipinto in oro (il colore sacro e aulico per eccellenza dalle origini delle storia dell’arte) e stagliato su una finta quadrettatura da quaderno? Una dicitura latina, riportata da un testo di Cicerone del 45 a.C. il De finibus bonorum et malorum ("Sui confini del bene e del male"), è oggi utilizzata da grafici, designer, programmatori e tipografi a modo riempitivo per bozzetti e prove grafiche - un testo privo di senso ma che si offre nella sua forma grazie alla distribuzione delle lettere uniforme. “BLA BLA BLA” - espressione onomatopeica di uso internazionale volta ad indicare un chiacchiericcio sterile, vacuo, senza alcun peso è qui ripetuto in maniera isterica - l’ope ra d’arte nella sua ormai consumata e consunta, forse vetusta, riproducibilità tecnica fa di sé oggetto di scherno, “parole, parole, parole” - tante belle parole che tendono sempre di più ad allontanare un vasto pubblico a favore di intellettualismi circoscritti. Parole che ornano ma non riflettono. I “BLA BLA BLA” colorati ricordano implicitamente i fumetti pittorici di Roy Lichtenstein e le vacuità seriali di Andy Warhol, in una temporalità ciclica, (dove tutto si rimescola) nel circolo d’elite dell’arte - e in una società dove il consumismo continua a divorare ogni cosa. I “BLA BLA BLA” total white inoltre, omaggiano velatamente, una certa cultura secolare iconoclasta a discapito di qualsiasi idolatria da art system - il bianco cancella, purifica, glorifica, resetta, riordina, annulla ma conserva - come il sale - brucia nelle coscienze, per permettere una ripartenza, chissà, se in maniera costruttiva o distruttiva.

Federica Fiumelli