Lab Venice’22 edition
Riccardo Androni Italy Video

Artwork title : riconoscersi attimi sospesi di fragilità in divenire disturba

L’opera di Riccardo Androni è un tragitto dell’animo, un viaggio esistenziale ed iniziatico, alla ricerca dell’accettazione della propria fragilità umana. L’autore si è trovato a vivere la perdita improvvisa del padre, ed il grave lutto lo ha portato ad intraprendere un percorso interiore per poter affrontare il dolore, non rimuovendolo o negandolo ma accettando i momenti oscuri di smarrimento e la propria vulnerabilità. Questo suo percorso personale viene restituito nell’opera riconoscersi attimi sospesi di fragilità in divenire disturba. Nell'opera Androni crea uno spazio visivo complesso e labirintico, in cui si dipana un itinerario esperienziale che testimonia il suo prendere consapevolezza delle proprie debolezze. Per l’autore riconoscere i propri attimi di fragilità si rileva la condizione attraverso cui è possibile attraversare il mare profondo della sofferenza, abbandonando certezze e strategie di autodifesa, e accettando quella parte di sé che disorienta e spaventa. Aprirsi al buio, al dolore ai limiti del proprio essere, può trasformare l’oscurità in una fonte di luce e in un terreno di indagine consapevole attraverso cui trascendere la sofferenza e rimettere insieme i frammenti del proprio io. Come canta Leonard Cohen: “There is a crack, a crack in everything. That’s how the light gets in”

Questo percorso di Androni, vissuto e profondo, si manifesta in un racconto visivo circolare e metaforico, che tende a scavalcare il velo superficiale della percezione immediata per sondare territori interiori. La sequenza delle immagini si sviluppa con l’intenzione di creare delle realtà visive che raccontano il processo vissuto dell’autore, ed attraverso la metafora e l’impatto percettivo lo trasmette all’osservatore, condividendo l’esperienza vissuta e innescando un processo di consonanza. Le immagini si susseguono, si intrecciano in un continuum di riferimenti e rimandi, appropriandosi di tutti quei segni visivi che fanno parte, da migliaia di anni, della simbologia archetipa e del repertorio iconico legati al viaggio interiore ed iniziatico: animali (anguille, gufo, cane), elementi (fuoco, acqua, luce), simbologie (soglia, sguardo, poli opposti); utilizzati in modo coerente e misterioso per indicare uno spazio di ricerca interiore che, per essere raccontato, non può avvalersi di una scrittura chiara ed esplicita. Come è scritto nei Brãhmana, testo religioso indiano del X secolo a.C., “Gli Dei amano il segreto e avversano ciò che è palese”.

Questo labirinto esistenziale di sensi, simbologie, percezioni e risonanze tende ad indurre l’osservatore a scandagliare nella propria interiorità ed immaginazione, a trovare i fili di un viaggio che, passando attraverso riferimenti culturali e iniziatici, lo conducano a prendere coscienza del mistero, dell’incertezza e dell’oscurità del proprio mondo interiore, ponendosi interrogativi su vulnerabilità ed equilibrio, alzando quel velo che cela la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie debolezze. Come ha scritto Nick Cave (uno degli autori ispiratori di Androni): “Rimani anche ferito, a volte, e segnato dalle cicatrici. Eppure diventi un’eroica e unica incarnazione sia delle cose che hai care sia di quelle che ti fanno soffrire”.

 

di Massimo Agus